Batman, dopo il ritorno al cinema nel 2005, 2008 e 2012, è diventato il beniamino di grandi e piccini. Al punto da vivere una seconda (o terza) giovinezza, dopo il calcio in culo assestato dai film con Val Kilmer e George "Lavazza" Clooney.
Ma dopotutto, sono passati quasi 20 anni e come si suol dire, il tempo guarisce quasi ogni ferita.
Ma per quanto riguarda il mondo dei giochini elettronici, Rocksteady Studios, coi primi due capitoli della serie Arkham (di cui non vi ammorberò con riassunti delle puntate precedenti), aveva ibridato l'atmosfera gotica dei seminali film di Tim Burton con un certo stile narrativo preso di peso dalla straordinaria serie animata di Batman degli anni '90 (quella con Cristina D'avena che cantava a squarciagola), partorendo prima un gioco d'avventura con una perfetta struttura alla Metroidvania (Asylum) e poi un Free Roaming Game assolutamente straordinario (City), quasi una ripartenza piuttosto che un sequel diretto del predecessore, capace di cagare in testa a tutti gli Assassin's Creed messi il fila indiana.
E ora, dopo le sconvolgenti rivelazioni del finale di Arkham City, il pubblico non vedeva l'ora di tornare a vestire i panni del pipistrello per la terza volta, coscenti del fatto che nulla sarebbe stato come prima in quel di Gotham (ma proprio nulla).
E invece, nada: nel senso che non solo i ragazzi di Rocksteady sono missing in action (al loro posto arrivano gli sviluppatori di ... che hanno fatto questi?), ma per Batman: Arkham Origins si è addirittura optato per la facile strada del prequel, che narra un Cavaliere Oscuro più o meno inesperto combattere il team di villain sfigati, molti dei quali assolutamente sconosciuti anche per chi legge da vent'anni il fumetto come il sottoscritto (ora, siate sinceri, chi diamine li ha mai sentiti "Copperhead" o "Electrocutioner"?).
E il gioco? Nella più classica tradizione del "ci piace vincere facile", WB Montreal ha furbescamente copia incollato le meccaniche perfette del predecessore, con la medesima (nel senso che è proprio la stessa di Arkham City, con tanto di Wonder Tower) porzione di città innevata tutta da esplorare, con in più un'altra frazione di metropoli inedita ed una notevole quantità di sub quest da affrontare. E Batman svolazza sempre come un acquilone, picchia i malviventi (col solito impeccabile e godurioso combat system), raccoglie informazioni, facendo ogni tanto capolino alla Batcaverna, più bella a vedersi che altro.
E si, ci sono anche i millemila "trofei" dell'Enigmista da raccogliere.
Insomma, definire Batman: Arkham Origins un vero e proprio seguito di Arkham City è quasi del tutto errato. Nel senso che il titolo WB è talmente simile al precedessore come meccaniche, stile e narrazione che sarebbe più onesto parlare di add-on (anzi no, le differenze ci sono, ma si tratta più che altro di piccoli passi indietro dal punto di vista grafico).
La speranza è che il VERO terzo capitolo della serie sia segretamente in lavorazione in quel di Rocksteady, magari per la prossima generazione di console.
PS: se avete più di vent'anni e vi piaceva la serie animata, vogliatevi bene e settate la lingua inglese parlata dal menù iniziale. Eviterete di incappare in uno spoiler abbastanza grosso dopo soli 3 minuti di gioco, dovuto al sempre preciso e professionale doppiaggio in lingua italiana.
A meno che non siate diventati improvvisamente sordi o quasi ciechi. Come un pipistrello che si e' toccato troppo le vergogne guardando il video di Belen.
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