lunedì 7 ottobre 2013

[MY TWO CENTS REVIEW] Grand Theft Auto 5


Ricordo ancora un mio vecchio collega del settore (grasso e simpatico all'epoca, oggi mi si dice sia diventato un fighetto), che sulle pagine dell'allora prestigiosa rivista "Videogiochi", nell'angolo della posta chiedeva se "cazzeggiare a Vice City fosse ancora considerato videogiocare". Era il 2002. Sono passati 11 anni. Undici. E nononostante il progresso tecnologico abbia fatto passi da Tirannosauro superdotato, siamo ancora qui, a chiederci se investire vecchiette o caricare (e successivamente uccidere) prostitute a Los Santos sia videogioco in senso stretto. Forse, semplicemente, non esiste risposta a questa domanda: esiste solo lo zilione di cose da:

fare
vedere
toccare
provare
ammazzare
prendere
ammirare
distruggere 
rubare
provocare
scalare
sparare
lodare
investire
corrompere
ascoltare
urtare
scopare
perculare
devastare
affogare
lanciare
storpiare
gambizzare 
spaccare
smembrare
comprare 
mangiare
visitare

Ma il gioco? Rockstar, come da tradizione, riempie di attivita' collaterali il suo mega mini mondo, ma con una struttura da third person shooter che sa di vecchio, ed un modello di guida arcade che piu' arcade non si puo' (il tutto, triplicato per tre personaggi: il nigga, l'uomo di classe e il pazzoide). E poi c'e' il concetto di "volgarita'", che a Los Santos assume una nuova concezione (il "fuck" sostituisce il "ciao"). Ma al di fuori di questo puzzonasismo una roba del genere non si era mai vista, contenutisticamente parlando. E mai si vedrà per i prossimi 10 anni, ne in questa ne tantomeno nella prossima generazione.

Perché il concetto di "libertà videoludica" assume in GTA 5 un sapore realmente inedito; un piccolo passo per il videogiocatore, un grande passo per il videogioco. Sempre che cazzeggiare sia videogiocare, chiaro.

2 commenti:

  1. Alesssandro "Diablo"8 ottobre 2013 alle ore 14:28

    Mai una recensione di un qualunque GTA fu più esplicativa...

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  2. Vitoiuvara era piu' bravo di me. Lui riusciva in una sola frase.

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