martedì 4 febbraio 2014

[MY TWO CENTS REVIEW] The Last of Us, la recensione del videogioco (senza spoiler)




Premessa: parlare di The Last of Us in due righe è un po’ come parlare di politica dicendo che sono tutti dei ladri e degli stronzi. O descrivere una gnocca colossale dicendo solo che "aveva dei begli occhi", tralasciando magari le sue due mine mondiali o il fondoschiena da Dio. Si dovrebbero infatti spendere tante, troppe parole sulla realizzazione tecnica, sul lavoro incredibile dietro alle ambientazioni e ai personaggi, passando per la regia; si dovrebbero citare gli animatori virtuali che hanno dato vita a protagonisti di un realismo inaudito. E, ultimo ma non meno importante, il "fattore narrativo", dato che raramente un videogioco è riuscito a trattare argomenti seri e maturi senza scadere nel luogo comune del cliché da film di serie B, unendo allo stesso tempo narrazione + interazione (cosa che non è riuscita a fare David Cage in tre titoli).

Meraviglioso quindi?

Quasi.

Perché, maledizione, irrita vedere l'intelligenza artificiale della tua partner mandare letteralmente a prostitute il realismo, solo perché i nemici vedono e sentono te se fai scricchiolare un rametto, ma non lei che scorrazza allegramente per i corridoi, urtando addirittura i nemici di tanto in tanto.

Perché, maledizione, irrita passare 20 ore (questa la durata effettiva) utilizzando sempre e solo le stesse tecniche stealth, vecchie almeno di una decade: mattone, bottiglia, assalto alle spalle. Forbidden Siren ci era arrivato prima, e meglio.

Perché, maledizione, irrita vedere l'esplorazione vanificata da tutta quella serie di aiutini e bordi giallo ocra che ti indirizzeranno sempre verso l'appiglio/l'uscita/la porta della salvezza. E quei checkpoint, one for minute, vanificano le numerose morti in cui incapperete. L'ombra di Uncharted si vede, pesantemente.

Tuttavia, ad un certo punto le critiche si trovano dinanzi un muro: The Last of Us è così potente e ben narrato che rappresenta sicuramente un punto fermo della maturazione del videogioco "con la trama". Dall'inizio alla fine, senza cali di metà gioco o finali imbarazzanti o scontati. Una parentesi sulla fragilità umana e sull'inevitabilità della legge del più forte. Se solo si fosse osato di più, come videogioco in senso stretto, magari rendendolo meno alla portata di tutti, ora si avrebbe tra le mani il vero capolavoro senza tempo. Ad ogni modo, un piccolo posto nella storia del videogame Joel ed Ellie sono riusciti a ritagliarselo.

Sperando non sia solo "l'ultimo di noi" a goderne. [VOTO: OTTO]

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